Di seguito un breve resoconto di una giornata come tante nel campo, raccontata da Agnese.
San Possidonio, mercoledì 13 giugno
“Oggi giornata tranquilla, la notte precedente a quella trascorsa, che ha visto tutti fuori alle 4 di notte sembra quasi lontana… quasi… Perché poi, anche se si è al sicuro, l’istinto è quello di uscire all’aperto e ritrovarsi. Quasi perché il campo è vicino ad una strada di grande scorrimento, e ogni volta che passa un camion più veloce o potente la gente si ferma, anche solo di pensare, e torna ad altri boati che conosce bene. Perché la paura è quella di riprendersi, ci si prova ma ogni scossa non perdona e non fa dimenticare che il serpente che trema e ruggisce è ancora sotto ai loro piedi. La seconda scossa forte, anzi la più forte, dice che è stata almeno 2 punti in più di quello che dicono qui in Italia… ed in effetti… Racconti di persone che erano fuori in bici e si sono trovati spostati nel senso di marcia opposto, chi ha lividi sulle braccia perché scendendo dalle scale sbattevano sulle pareti. Anche chi, benché sia qui, appena vede un muro, anche solo il muro della piccola e bassa costruzione dei servizi del campo di calcio, le gira la testa, si ferma e respira. La notte della scossa ho capito, ho capito che se uno dice ‘come immagini la paura?’… beh, il terremoto la spiega, le lacrime di esasperazione anche, lo stare sotto ‘botta’ lo testimoniano. La scossa 4.3 dell’altra notte, una scossa poi anche piccola, è stata strana, velocissima, rapidissima, arrabbiata.
Perché ci sono anche i bambini che da una parte pensano sia una vacanza, si sta all’aperto, si vedono sempre altri bambini, c’è il pullman che li viene a prendere per i centri estivi… Poi ti accorgi che la ludoteca è una tenda disordinata, dove sembra già passato un terremoto, appunto… Giochi sparsi ovunque, anche in piccoli pezzi, cartoni lasciati lì, pezzi di libri strappati in piccole parti, puzzle, costruzioni… tutto sparso per terra… Inizialmente ho pensato si trattasse di disordine, dimenticanza. Abbiamo risistemato quasi un’ora per poi accorgersi che il giorno dopo era esattamente come prima, pezzi sparsi, soprattutto i più piccoli… e allora pensi: sono rotti anche i piccoli residenti di questo… (un’altra scossa ora… piccola ma… insomma… la sensazione è che ti giri la testa)… di questo campo. Rotti in pezzi, delle case che anche se non le proprie ma le hanno sicuramente viste. Anche piccoli, dove nulla è più come la casa al sicuro dove ogni bambino crede di stare… (ancora mi si muove la brandina da dove sto scrivendo). E ieri per la prima volta un uomo ha parlato dopo 12 giorni… Una conversazione informale al bar, dove l’ho accompagnato, perché stranamente gli era presa voglia di dolce… e così… ci si racconta…”
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