Sono certo che ognuno di noi ascoltando Martina, la figlia 23enne del brigadiere Giangrande, si sarà sentito solidale con il suo dolore. Da sempre i Carabinieri, godono di grande rispetto, oltre che d'affetto da parte di tutti gli italiani (ovviamente di quelli onesti!). La loro storia è stata scritta anche col sangue di migliaia di uomini che, quando le circostanze lo hanno richiesto, non hanno esitato drammaticamente ad offrire se stessi quale testimonianza della più completa dedizione a valori di tutela della legittimità e della legalità.
 
Accanto alle missioni militari vere e proprie, i Carabinieri si sono distinti per l’aiuto offerto alle popolazioni in occasioni di disastri naturali. Una delle missioni passate alla storia fu il terribile terremoto di Messina del 1908. In quell’occasione l'Arma fu definitivamente appellata Benemerita, tra gli eventi che precedettero la Prima guerra mondiale, e che riguardano l’organizzazione e la struttura del Corpo, ricordiamo l'istituzione della Banda dell’Arma dei Carabinieri Reali (1862); l'istituzione dei Carabinieri Guardie del Re (1870) poi Carabinieri Guardie del Presidente della Repubblica (meglio noti come Corazzieri); la fondazione dei primi giornali che trattavano la vita dell'Arma: “Il Carabiniere” (1873), “Il Monitore dei Carabinieri Reali” (1887) e “L’Album del Carabiniere Reale” (1887).
 
Il 1° marzo 1886, invece, nacque la “Associazione di Mutuo Soccorso dei Carabinieri Reali”, antenata dell'odierna “Associazione Nazionale Carabinieri”.
 
Nel 1914, in occasione del primo centenario dell'Arma, il capitano Cenisio Fusi ideò l’attuale motto: «Nei secoli fedele». Concesso come motto araldico da Vittorio Emanuele III nel novembre 1933, in applicazione di una legge sui motti araldici per l'Esercito, andò a sostituire il precedente, tratto dal poema La Rassegna di Novara, di Costantino Nigra: «Usi obbedir tacendo e tacendo morir».
 
Appena otto anni dopo la fondazione, arriva la prima edizione del Regolamento Generale dell’Arma. A tutt’oggi ritroviamo i tre principi fondamentali già elencati nelle prescrizioni dell’epoca (1822). Questi sono: «i Carabinieri devono considerarsi costantemente in servizio, in qualunque circostanza ed a qualunque ora»; «i Carabinieri devono sempre svolgere i servizi di istituto almeno in coppia, eccezion fatta per quelli d'ordinanza quali la trasmissione di dispacci urgenti»; «i Carabinieri devono sempre avere un contegno distinto, beneducato, fermo, dignitoso e pacato, oltre che imparziale ed umano».
 
Questo ci ricorda la nostra mission: …il volontario del Nucleo di Protezione Civile “ROMA 1” è un cittadino che, adempiuti i propri doveri familiari e lavorativi, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la propria associazione, per la comunità di appartenenza e per l’umanità intera.
Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai bisogni delle persone più deboli o in stato di disagio e per il superamento delle situazioni di degrado derivate da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi (incendi, idrogeologico, vulcanico, sismico, sanitario ed antropico). L’appartenenza all’Associazione Nazionale Carabinieri, da al volontario del Nucleo “Roma 1”, un’identità ben definita, che realizza il senso di appartenenza, come forza di coesione, che rende saldo un gruppo di solidarietà. Simile in tutto agli altri volontari, si differenzia per l’esempio che ci danno i militari in servizio, che viene interpretato dal volontario del Nucleo “ROMA 1”, nel comportamento educato, disciplinato e formale, nello svolgimento della loro opera con discrezione e spirito di sacrificio.
 
Il nucleo di Roma 1 dell’Associazione Nazionale Carabinieri esprime solidarietà e vicinanza alla figlia del brigadiere dei carabinieri, Giuseppe Giangrande, ferito gravemente nel compimento del suo dovere a Roma nella sparatoria davanti a Palazzo Chigi.

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