Ecco le prime testimonianze: in migliaia, organizzati da diverse associazioni, svolgono un lavoro preziosissimo affiancando le squadre dei Vigili del Fuoco, della Protezione civile. Le tende da montare dei boy scout, il cane dell'unità cinofila di Legambiente. La piccola nigeriana capo famiglia…

ROMA – La parola ai volontari impegnati nelle zone colpite dal sisma.

QUELL'IGLOO TRA I CALCINACCI
Massimiliano Scaringella
E' arrivato il pomeriggio, poche ore dalla scossa che mi ha fatto uscire da casa a Bondeno per trovare posto anche io in una tenda della Protezione civile. Appena sistemato nel nuovo "alloggio", con altri due scout del C.N.G.E.I. ci mettiamo la divisa e facciamo ciò che meglio sappiamo fare: aiutare gli altri. La Protezione civile del Comune ci porta non distante da un fienile danneggiato, dove montiamo una tenda igloo per una famiglia rimasta senza casa e che non vuole allontanarsi dalla sua azienda agricola, si fa quel che si può. Il silenzio è rotto dalla ricetrasmittente di uno dei volontari di Protezione civile: "Ci sono degli scout disponibili? C'è bisogno di una mano alla bocciofila". Inizia così il nostro impegno per quest'emergenza che ci vede impegnati nei tre "campi" di accoglienza che il Comune ha istituito, grazie ai dieci adulti della sezione scout che si sono impegnati fin dai primissimi istanti. Ad oggi, giovedì 31 maggio, abbiamo supportato la popolazione allestendo i dormitori, effettuando il censimento e intrattenendo i bambini con le loro famiglie. Buona Caccia, Buon Cammino, Buona Strada.

ZAGOR ED IO
Michele Cesarini Sforza
Il 29 maggio scorso mi trovavo per lavoro a Mirandola, faccio il carpentiere di una ditta del Trentino, che ha una sede distaccata nella provincia di Modena. Stavo costruendo dei puntellamenti in legno per alcune tettoie in uno capannoni della zona industriale, proprio per consentire, dopo il primo sisma del 20 maggio, la ripresa delle attività produttive nell'azienda quando la seconda violentissima scossa di terremoto ha colpito l'Emilia. Alle 9 del mattino sono riuscito a mettermi al sicuro, accorgendomi subito che altri capannoni della zona erano invece crollati. Ho subito pensato a come potessi rendermi utile insieme a Zagor, il mio cane che viaggia sempre con me. Zagor è uno schnauzer addestrato per la ricerca tra le macerie e fa coppia con me, volontario di Protezione civile dell'unità cinofila di Legambiente. Ai Vigili del Fuoco, che sono arrivati, mi sono presentato e ho dato la mia disponibilità, assieme al mio Zagor, ad intervenire subito, per cercare dispersi sotto quelle macerie. Con i Vigili del Fuoco abbiamo iniziato le ricerche. Dopo pochi minuti, Zagor ha segnalato due punti dove cercare, sotto alle macerie del tetto crollato del capannone. Purtroppo, nei due punti segnalati da Zagor, i Vigili del Fuoco hanno estratto dalle macerie i corpi di due delle vittime di questa terribile tragedia.

OLTRE LE MACERIE
Sandro Campana
La terra trema ancora. Lo conosciamo bene il terremoto, l'abbiamo vissuto in prima persona. Quelle scosse continue che provocano sofferenza e smarrimento. Abbiamo imparato a conviverci e a portargli rispetto, perché nulla può arrestare la speranza, solido ancoraggio per ricominciare. Si parte, direzione Emilia, sappiamo cosa aspettarci, macerie e desolazione. Uomini e donne dei Nuclei ANC (Associazione Nazionale Carabinieri) dell'Umbria non perdono un attimo, si va in colonna, per dare soccorso per quel che si può, come abbiamo imparato sulla nostra pelle. Una pioggia battente ci accompagna per tutto il viaggio, quasi a voler piangere per le ferite terrene che incontreremo. Ma il nostro compito va oltre, oltre le macerie, oltre la devastazione, oltre le nostre forze. Senza sosta si guida tutta la notte, iniziamo a montare le tende quando è ancora buio, non ci si può fermare, o forse non si vuole farlo, alla stanchezza ci penseremo poi.

Ora bisogna fare in fretta, la pioggia non da tregua, le scosse non danno tregua, ma si va oltre, e sappiamo farlo. La gente del posto è sfinita, e probabilmente lo siamo anche noi, ma basta lo sguardo di un bambino incuriosito o di un anziano riconoscente per ricaricare il cuore; lo sanno che siamo qui per loro, gente di buon cuore gli emiliani, poche parole ma gesti affettuosi. Si comincia, inizia la fila della speranza, donne, uomini senza un posto dove dormire ritrovano un attimo di pace nelle ormai note tende blu; anziani disorientati si affidano al nostro braccio come ad aggrapparsi alla speranza di una normalità ritrovata. Due giorni senza dormire, ma lo sapevamo già, tutto messo in conto quella domenica mattina quando il telefono ha squillato … dall'altra parte la voce di un collega del nucleo ANC che, telegrafico, dice: "Siete pronti?… c'è gente che ha bisogno del nostro aiuto …" Dentro di sé non si è mai pronti, ma si va oltre… oltre le macerie.

IL VERO CAPO E' LEI
Marco Papponetti
"Se potessi nominare un capo campo ad honorem, il titolo andrebbe a lei. Ha appena tre anni ma ha già la stoffa e la forza per gestire situazioni di emergenza senza perdersi d'animo, sorridendo e dando il meglio di sé a chi ne ha bisogno. E' come noi, anche se è solo una bambina. È nera come l'ebano, è nigeriana e ha lunghe treccioline che ruotano nell'aria come girandole quando salta e gioca con gli altri bambini. E' stupenda. Una vera e propria volontaria del Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta (CISOM) e qui, a Bomporto, mentre noi gestiamo il campo, lei si occupa della sua famiglia. Ha sempre per mano la mamma, cieca e abbandonata dal marito. La guida a mensa, in bagno, nel luogo di preghiera e in tenda. E' lei il piccolo capo famiglia, tenera sorellina di due bambini, di cui uno diappena 10 giorni, nato tra le macerie del terremoto.

A volte mi chiedo se lo spirito che anima noi volontari non sia nulla in confronto all'energia di questa bimba che porta già su di sé, senza rendersene conto, la responsabilità di un intero nucleo familiare e che, come gli altri 150 ospiti nel nostro campo, dovrà ricostruire il proprio presente, la propria casa e guardare al futuro. Io sono qui adesso, ma so che, come gli altri miei colleghi volontari, tornerò prima o poi a casa mia, al mio lavoro in ospedale e alla mia vita normale. Purtroppo ci saranno altre situazioni in futuro in cui mi sveglierò alle 4 di notte, indosserò la divisa e porterò l'aiuto del CISOM dove ce ne sarà bisogno, ma tutto fa parte della mia normalità… e spero tanto che anche la bimba d'ebano riuscirà a costruirsi una vita che la renda felice."

da LaRepubblica.it

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